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Lavori pubblici: ancora ritardi dalla pubblica ammistrazione

Nonostante la direttiva europea n. 7 del 2011 e il conseguente decreto legislativo n. 192 del 9 novembre 2012 che ne recepisce le finalità e mette nero su bianco le modalità e le tempistiche di pagamento alle imprese che realizzano lavori per le pubbliche amministrazioni, i ritardi nei pagamenti sono ancora una pratica comune e lesiva del lavoro nel settore edile nel nostro Paese. In molti casi i pagamenti contano dai cinque ai sei mesi di ritardo, ma ci sono casi e regioni italiane in cui si è arrivati a oltre 500 giorni di ritardo sulla scadenza delle fatture.
La normativa vicente parla chiaro, i pagamenti devono avvenire entro trenta giorni dalla consegna dei lavori, e solo in casi eccezionali si può prolungare il pagamento fino a 60 giorni dopo l’emissione della fattura. I ritardi della pubblica amministrazione inoltre sono passibili di interessi in mora che vanno fino all’8% sul totale della fattura emessa dall’impresa aggiudicataria dell’appalto o che esegue i lavori. L’Italia, insieme alla Grecia, alla Slovacchia e alla Spagna, è uno dei Paesi UE in cui l’obbligo di pagamento a trenta giorni viene eluso più spesso, così da Bruxelles hanno deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia Europea “per ritardi sistematici nei pagamenti”, affinché rispetti gli impegni presi.

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