Terremoti: il modello Umbria ha evitato la tragedia
Il terremoto che ha colpito il centro-Italia alle 7:40 del 29 ottobre, di magnitudo 6.5 secondo il centro nazionale INGV, ha portato vasti crolli ma ha evitato che i danni fossero maggiori grazie alla nuova ricostruzione e alle normative anti-sismiche note come “modello Umbria”. Dopo 19 anni dalla devastante scossa infatti i territori colpiti nuovamente da un sisma di elevata potenza hanno contenuto i danni: le case sono rimaste in piedi e ciò ha permesso di salvare molte vite. Il modello Umbria è stato utilizzato anche in Emilia dopo il terremoto del 2012.
Il modello richiede che le costruzioni antisismiche siano progettate attenendosi ai limiti minimi del 60% di resistenza a scosse e azioni sismiche, una percentuale molto alta in relazione alla resistenza massima all’azione sismica. Il livello di resistenza è stato fissato sia per le prime che per le seconde case, e questo ha consentito alle abitazioni di resistere alle ultime scosse. I costanti controlli sulle dighe marchigiane compiuto da Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi Gestione e Tutela del Territorio ed Acque Irrigue) non ha registrato anomalie dopo il sisma. Un modello da replicare anche negli altri territori colpiti per evitare future tragedie.
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